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Ecco il mio intervento in “TeleTutto racconta” in questa puntata parliamo delle problematiche dell’artrosi dell’anca.
Prima di tutto chiediamoci: “Che cosa è l’artrosi?”. L’artrosi è una patologia degenerativa cronica di tutte le articolazioni in movimento e soggette a carico.
La coxartrosi è l’artrosi dell’anca.
L’artrosi ha un carattere peggiorativo nel tempo e quindi nel tempo il paziente esperimenta un peggioramento della funzione dell’articolazione con un dolore sempre crescente.
Esiste un approccio iniziale conservativo con farmaci, integratori e fisioterapia ma quando la artrosi raggiunge un certo livello bisogna ricorrere alla chirurgia.
Esattamente.
In Italia ci sono circa 4 milioni di pazienti che soffrono di artrosi.
Ogni anno vengono eseguiti circa 100 mila interventi di protesizzazione dell’anca, con un trending di aumento annuo di un circa 2-3%. Questo per dare una idea dell’entità del lavoro che ci spetta.
Fortunatamente con le ultime tecnologie si è potuto ridurre quello che è il disagio del paziente, riducendone la ospedalizzazione e la fase di convalescenza. Pensa che dopo una settimana di ricovero il paziente può ritornare nel suo ambiente domestico e in tre settimane si può ritornare al proprio lavoro. Impensabile fino a qualche anno fa.
Questo è dovuto alla caratteristica di queste tecniche.
In sostanza con la protesi dell’anca con la tecnica mini invasiva non dobbiamo più sacrificare la massa muscolare: i muscoli non vengono tagliati ma vengono solo spostati.
Si ha una minore perdita di sangue e un minore dolore nel post intervento che consente ai pazienti, anche a quelli più anziani, di camminare anche a meno di 24 ore dell’intervento e di salire e scendere le scale 24 ore dopo.
Inoltre queste tecniche ci permettono di ridurre tutta una serie di complicanze legate al post intervento una delle più temibili è l’embolia polmonare, per fare un esempio.
La mini invasività non sta tanto nel piccolo taglio effettuato ma sta nella conservazione di tutto quello che sta sotto e quindi i muscoli, che sono il motore del nostro movimento.
Se il chirurgo sacrifica un muscolo è evidente che nel post operatorio avremo tutto una fase un poco difficoltosa mentre se vine salvaguardato il muscolo la ripresa è tendenzialmente più rapida.
Assolutamente no.
Questo intervento è dedicato ad alcuni pazienti e non ad altri.
Alcuni interventi sono complessi e impegnativi mi riferisco agli interventi di revisione di protesi d’anca quando questi vanno incontro ad usura. Questa tecnica non è adatta, perché impedisce di estendere il campo operatorio in maniera sufficiente per eseguire questo intervento.
Altresì questa tecnica mini invasiva non è consigliabile per casi dove i pazienti sono particolarmente obesi e per i pazienti con patologie malformativa dell’articolazione dell’anca.
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N.B. La mia risposta è da considerarsi un parere medico, e in nessun modo sostituisce una visita specialistica.