info@sistemaprotesi.com
Ecco il mio intervento in “TeleTutto racconta” in questa puntata parliamo di prevenzione dell’artrosi del ginocchio.
La chirurgia moderna ortopedica ormai si occupa anche di prevenzione. Precisamente stiamo parliamo di gonartrosi.
Parleremo della prevenzione primaria e della prevenzione secondaria.
La prevenzione primaria si applica quando il soggetto non ha sviluppato ancora l’artrosi, quindi parliamo anche di pazienti giovani.
La prevenzione secondaria si applica se la artrosi ha già avuto inizio quindi si prefigge come scopo quello di impedirne la evoluzione verso forme gravi particolarmente invalidandi.
Vorrei ricordare brevemente cosa intendiamo quando parliamo di artrosi: è una patologia cronica tra le più frequenti diffuse nella popolazione. Nella popolazione anziana è una delle prime cause di invalidità.
In Italia si contano quasi 4 milioni di soggetti ammalati di artrosi, in generale. La spesa per curare questa patologia si aggira intorno ai 6,5 milioni di euro all’anno.
Ricordiamo brevemente i sintomi di questa patologia.
Il dolore (è il principale segnale di allarme) inizialmente intermittete e via via più insistente fino a rendere difficoltosa qualsiasi attività quotidiana.
La riduzione della motilità dell’articolazione è un altro segnale di allarme, altro sintomo è la deformità articolare. Questa deformità può essere causato da fondamentalmente da due motivi: il primo è che può accumularsi un liquido di tipo infiamatorio nell’articolazione, il secondo il capi ossei (il femore, la tibia e la rotula) si modificano per effetto della patologia degenerativa.
Non parliamo solo di protesi. Nella prevenzione esistono effetivamente degli interventi che possono modificare il decorso della malattia qualora sia iniziata o prevenirla.
Normalmente negli stadi iniziali dell’artrosi al ginocchio la cura viene effettuata con una terapia farmacologica oppure con fisioterapia oppure ancora con terapie infiltrative, sono vari ifarmici che si possono infiltrare nella cavità articolare.
In alcuni casi è possibile eseguire degli interventi in grado di modificare od eliminare alcuni fattori predisponenti della malattia artrosica.
Non stiamo parlando di chirurgia protesica.
La chirurgia protesica da dei risultati eccellenti nelle forme più gravi della patologia.
In alcuni casi però, quando la patologia non ha raggiunto una entità grave ma il soggetto presenta alcuni segnali predisponenti che sono il varismo o valgismo marcato del ginocchio, interveniamo con una osteotomia correttiva per riportare la anatomia sovvertita in una condizione di normalità questo per prevenire l’artrosi o limitare la sua evoluzione.
Osteotomia vuol dire rompere un osso per modificare le caratteristiche morfologiche per portare alla normalità l’anatomia prevenendo così la degerazione artrosica del ginocchio, ristabilendo una biomeccanica normale dell’articolazione.
Se parliamo di prevenzione è evidente che qualsiasi atto preventivo più precoce è e più ha risultati efficaci.
In effetti queste tecniche osteotomiche ed altre tecniche vengono utilizzate in età pediatrica qualora sussistano delle deformità gravi sempre riferendoci agli arti inferiori.
È evidente che, se non vengono trattate queste deformità, ci possono essere alte possibilità di artrosi del ginocchio precoce perché la biomeccanica dell’articolazione è pesantemente sovvertita.
In questi casi si sfruttano tecniche chirurgiche che si basano sulla capacità di crescita dell’osso e sono gli interventi di Epifisiodesi. Cioè si sfrutta la capacità di crescita dell’osso (tibia o femore) bloccandolo in maniera simmetrica mantenendone solo un lato in grado di crescere. Questo comporta una auto correzione della deviazione assiale raggiungendo quindi il risultato della correzione della deformità.
Sono sostanzialmente diversi secondo le tecniche chirurgiche.
Esistono diverse tecniche chirurgiche di osteotomie e Epifisiodesi
Se parliamo di osteotomie essendo delle fratture i tempi di recupero sono di natura biologica. Quindi le tempistiche sono un po’ più lunghe se confrontate con interventi di epifisiodesi. Possiamo parlare di una guarigione dai 2 ai 3 mesi di tempo.
Per quanto riguarda la epifisiodesi i pazienti in realtà sono pronti a camminare subito dopo l’intervento proprio perché è una tecnica diversa e non c’è la necessità di attendere la guarigione di una frattura che abbiamo creato.
Richiedi un consulto gratuitamente
✉ INVIAMI UNA MAIL per ricevere una consulenza
N.B. La mia risposta è da considerarsi un parere medico, e in nessun modo sostituisce una visita specialistica.